Apprendiamo dagli amici dell’Associazione Ferrovie in Calabria che è stata demolita la locomotiva Gr. 981 006.

Leggiamo su Facebook numerose reazioni di sorpresa e disappunto, prime fra tutte naturalmente quelle dei rappresentanti della stessa Associazione.

L’Associazione Sicilia in Treno esprime vicinanza agli amici dell’Associazione Ferrovie in Calabriae a tutti coloro che, da appassionati, vedono in quanto accaduto una perdita irreversibile di un bene dal notevole valore storico e culturale.

L’Associazione Sicilia in Treno desidera esprimere, in questa spiacevole occasione, il proprio punto di vista, alla luce delle esperienze pregresse che i soci fondatori di SiT hanno maturato in anni passati e con riferimento alla evoluzione che negli ultimi anni ha contraddistinto il movimento dei cultori della storia delle ferrovie e delle attività con treni storici, in particolare.

Occorre preliminarmente chiarire che la decisione del proprietario di procedere alla demolizione di un rotabile che è stato costruito da più di settantacinque anni è soggetta alle diposizioni  del Codice dei Beni Culturali (D.Lgs.vo 42/2004). In particolare, per effetto della lettera g) dell’art. 11 del Codice i rotabili che hanno più di settantacinque anni sono “Beni oggetto di specifiche disposizioni di tutela”. Tra queste disposizioni, ovviamente, vi è l’obbligo, sancito dall’art. 21 comma 1 lettera a), per il quale “la demolizione delle cose costituenti beni culturali” deve essere autorizzata dal Ministero competente.

In ogni caso, al di là degli obblighi di legge, ai quali siamo certi si sia adempiuto, a nostro avviso  occorre affermare il concetto che la possibilità della preservazione di un rotabile storico, pur in pessime condizioni di conservazione in seguito all’abbandono al quale è stato condannato dal proprietario, è prioritaria rispetto alla sua demolizione, senza che con questa affermazione si perda il senso della realtà.

Intendiamo con ciò dire che se la preservazione di un rotabile (anche non storico) per il proprietario potrebbe risultare, a ragione, soltanto un onere privo di alcuna motivazione, non è automatico che la demolizione sia l’unica via praticabile.

In relazione alla presenza sul territorio di altri soggetti che potrebbero invece decidere di impegnarsi per il recupero dello stesso rotabile, sollevando il proprietario da qualsiasi onere (persino da quello della demolizione!), esiste la possibilità che si possa evitare la demolizione.Occorrerebbe la volontà del proprietario di verificare questa possibilità, ovvero che si proponesse per tempo la iniziativa volta al recupero.

Quanto accaduto con la Gr. 981 006 sembra, purtroppo, dimostrare che quanto si sarebbe potuto fare per avere un risultato diverso dalla demolizione non sia stato fatto.

Con questo non si intendono muovere critiche specifiche a qualcuno, dato che, con rammarico, ravvisiamo da parte di tutti i soggetti che potevano potenzialmente agire in modo più conducente una assenza di tempestività e concretezza.

Se per la Gr. 981 006 si fosse avviata per tempo la richiesta di tutela ai sensi del Codice dei Beni Culturali, mediante apposizione di vincolo, quanto accaduto non sarebbe potuto avvenire.  Lo diciamo alla luce della esperienza vissuta nel 2013, quando al deposito di Castrelvetrano si procedette alla demolizione di numerosi rotabili a scartamento ridotto, ma non tutti. Non furono ovviamente demoliti quelli che erano già stati vincolati per iniziativa di alcuni dei soci fondatori di SiT e quelli per i quali si era segnalato, oltre al valore storico, uno stato di conservazione che ne avrebbe permesso il recupero.

Altro esempio di quanto ora affermato è la locomotiva Gr. 740 300, le cui condizioni generali di conservazione non sono certamente migliori di quelle nelle quali si trovava la Gr. 981 006. Eppure recentemente, dopo decenni di abbandono, la 300 è stata trasferita dal deposito di Castelvetrano al deposito di Palermo Brancaccio. Evidentemente, il vincolo apposto su questo rotabile nel 2003 ha mostrato la sua efficacia, pur essendo stata lasciata anche questa locomotiva esposta per troppi anni alle intemperie.

Andrebbe citata la locomotiva R301 027, dato che anche questa la possiamo considerare salva grazie allo stesso decreto di vincolo della Gr. 740 300. È stata di recente riportata a Castelvetrano, è accantonata ancora all’aperto, ma al momento non sembra vi sia un reale progetto di intervento da parte del proprietario. In effetti, al contrario di Fondazione FS che è nata proprio per gestire l'immenso patrimonio storico del Gruppo FS, il proprietario non ha nella sua “mission” la salvaguardia di rotabili d’epoca e proprio per questo si tratta di un ottimo esempio per discutere dell’attuale livello di coinvolgimento delle associazioni: la locomotiva R301 027 potrebbe essere affidata alle cure di chi volontariamente è disponibile ad impegnarsi per il suo recupero, pur con tutti i limiti delle possibilità di una associazione di volontari. Limiti che in realtà non sono poi tanti se, come ci insegna il passato, il parco dei rotabili storici delle allora Ferrovie dello Stato è stato mantenuto e utilizzato per decenni proprio da associazioni di volontari. Il proprietario, peraltro, dovrebbe avere la sensibilità di comprendere che a fronte dell'abbandono o della demolizione, cioè a fronte della perdita del rotabile o della infrastruttra, risulta comunque positivo che un soggetto, adeguatamente accreditato, si possa fare carico dell'opera di conservazione, di restauto, di riuso. Tutte azioni che finalmente, con la Legge 128/2017 hanno trovato il riferimento normativo che mancava, purchè non la si attui con una ottica pregiudizialmente restrittiva.

Concordiamo quindi con l’appello di Vincenzo Calabrò, vicepresidente dell’Associazione Ferrovie in Calabria, circa la opportunità (secondo noi, la necessità) di un maggiore coinvolgimento delle Associazioni presenti nel territorio, soprattutto quando si tratta di associazioni accreditate essendo iscritte alla Federazione Italiana delle Ferrovie Turistiche e Museali e che hanno dimostrato le loro capacità.

Questo concetto, del coinvolgimento delle associazioni, dovrebbe essere sviluppato proprio per quei casi in cui, comprensibilmente, il proprietario di un rotabile, ma anche di una infrastruttura ferroviaria, non ritiene di impegnare proprie risorse su quel rotabile o su quella infrastruttura.

Abbiamo ampliato il ragionamento al campo della infrastruttura ferroviaria perchè mai come adesso, in seguito alla approvazione nell’agosto del 2017, della Legge n.128 sulle ferrovie turistiche, occorrerebbe procedere con un cambiamento di marcia anche su questa strada.

Intendiamo affermare che il recupero di infrastrutture abbandonate che il proprietario colloca al momento ad un ordine di priorità basso, sino ad escluderlo, per la onerosità degli investimenti necessari anche solo per la effettuazione di treni turistici, potrebbe portare alla definitiva perdita delbinario. Il “pericolo” delle piste ciclabili è dietro l’angolo. Tutto c a fronte di possibili interventi di natura diversa, ora previsti dalla L. 128/2017, che, se affidati alla iniziativa di soggetti presenti sul territorio, potrebbero portare a risultati importanti, il primo dei quali è la preservazione dell’identità ferroviaria della infrastruttura con il recupero e il riuso del binario. Ci riferiamo, come è chiaro, alla possibilità che una linea dismessa, realisticamente non recuperabile all’esercizio con treni turistici, possa essere gestita per attività turistiche con ferrociclo … in attesa di un recupero dell’esercizio ferroviario.

In sintesi, la realizzazione di progetti di grande respiro, come quelli attuati da Fondazione FS, che richiedono anche finanziamenti significativi da parte degli enti pubblici, non deve escludere la realizzazione di progetti di minore ampiezza, ma allo stesso tempo rilevanti a livello territoriale, che potrebbero essere affidati a soggetti locali in grado anche di mobilitare risorse di entità contenuta ma sufficienti allo scopo.

Se non si intraprende anche questa strada, si corre il rischio di fare “terra bruciata” attorno a ciò che adesso riesce a realizzare, con grande entusiasmo e approvazione di tutti gli appassionati, Fondazione FS Italiane e di ritrovarsi in un futuro in cui il mondo delle associazioni di appassionati, che per decenni hanno tenuto vivo lo “storico ferroviario” impegnandosi in prima persona, potrebbe non esistere più.

Se le dichiarazioni del Direttore Cantamessa sono del tutto condivisibili nella logica che guida l’azione di Fondazione FS, resta l’amarezza per quella che appare una occasione perduta, dato che non si è presa in considerazione la possibilità che un altro soggetto potesse prendersi in carico ciò che non era negli interessi del Gruppo FS.  

L’Associazione Sicilia in Treno confida che quanto accaduto possa essere l’occasione per le opportune riflessioni, viste le reazioni che sono state espresse, reazioni tutte da valutare per quello che sono: espressione di interessi culturali e passioni.  L’auspicio è che si rivedano alcune posizioni che al momento appaiono eccessivamente restrittive, tanto più se si pensa che si tratterebbe soltanto di dare la possibilità a chi ne ha la capacità di prendersi per intero in carico gli oneri per una iniziativa di recupero, del rotabile o della infrastruttura, fuori dall’interesse del proprietario.