Con il presente comunicato le associazioni Sicilia in Treno e Mobilita Palermo rappresentano le forti preoccupazioni che derivano dalle recenti vicende che stanno caratterizzando i lavori d’aula del Consiglio Comunale di Palermo in relazione al pericolo che si possa compromettere la realizzazione di alcune opere pubbliche e si perdano i relativi finanziamenti, con particolare riferimento all’ampliamento della rete tranviaria.
Le associazioni Sicilia in Treno e Mobilita Palermo si occupano da anni di monitoraggio e informazione circa le grandi infrastrutture per la mobilità presenti e progettate nel nostro territorio, fornendo attraverso le proprie piattaforme web informazioni utili a suscitare un continuo e fruttuoso dibattito su temi così importanti, ma anche suggerendo idee e proposte alla Pubblica Amministrazione.
Negli ultimi sette anni la nostra città si è dotata di importanti infrastrutture di trasporto pubblico, quali le linee tranviarie e il Passante Ferroviario, che, seppure ancora incomplete, indicano già in modo univoco lo scenario futuro: una città con un sistema di trasporto su ferro sostenibile integrato con piste ciclabili, aree pedonali, mobilità condivisa, con l’obiettivo di diminuire sempre più l’utilizzo dell’auto privata. Tutti percorsi virtuosi che convergono anche verso gli obiettivi della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26, in corso in questi giorni a Glasgow, nell’ambito dell’azzeramento delle emissioni.
Proprio su questa prospettiva si è continuato a progettare e investire, anche per l’ampliamento dell’attuale rete tranviaria, sistema già esistente in città e quindi piattaforma ideale da sviluppare e accrescere per connettere tra loro le linee esistenti e collegare ulteriori zone periferiche con il centro città.
Già con le linee in esercizio si è realizzata una significativa inclusione sociale, con la connessione di periferie con il centro città, con tempi certi, comfort e celerità negli spostamenti. Aree come Borgo Nuovo, CEP, Sperone, Settecannoli sono ora più facili da raggiungere. Tutto ciò senza dimenticare, ovviamente, gli altri problemi che penalizzano il territorio.
Con l’ampliamento della nuova rete tranviaria si doterà anche lo stesso centro di Palermo di questo mezzo e si realizzeranno importanti interventi di riqualificazione urbana, essenziali per la nostra città. Un esempio è l’opportunità di riqualificazione dell’intero asse di via Roma, oggi aperto al traffico veicolare e da troppo tempo in stato di sofferenza, che potrà tornare ad attrarre attività commerciali rivolte prevalentemente a clientela proveniente dai centri della provincia, come è avvenuto per decenni nel passato. Ciò per effetto di un meccanismo di riqualificazione peraltro già visto in altre strade di Palermo che hanno beneficiato della chiusura alle auto, con la aggiunta di poter disporre di un vettore per il trasporto di massa rapido, confortevole, eco sostenibile e dal servizio capillare, lungo l’intera arteria.
E ancora, si pensi alla via Libertà pedonalizzata nel tratto più centrale, con la concretizzazione dell’idea di una città che si offre alle persone, e non di una città abusata dalle persone dentro le auto, a loro volta prigioniere di se stesse.
Quanto ci immaginiamo per Palermo può in parte essere realizzato nei prossimi anni, ma la nostra preoccupazione nasce dai recenti dibattiti e dalle vicende alle quali assistiamo in Consiglio Comunale, nelle quali emergono contrapposizioni fra le forze politiche spesso caratterizzate dalla scarsità o addirittura dalla assenza di elementi tecnici essenziali per il confronto, a favore di una guerra che trova le uniche vere motivazioni nella contrapposizione ideologica. Un qualcosa già vissuto quasi trent’anni fa e che ha avuto l’unico, nefasto effetto di far approdare Palermo al trasporto di massa su ferro con un drammatico ritardo. Un ritardo che allora come oggi non è accettabile perché la città semplicemente non può permetterselo.
Oggi assistiamo a sedute andate a vuoto, numero legale mancante spesso in modo premeditato, dichiarazioni a raffica con le quali ognuno porta, legittimamente ma “pericolosamente” per la cittadinanza, acqua al proprio mulino, tutto pur di impedire la realizzazione del progetto di ampliamento della rete tranviaria, che gode di copertura finanziaria totale e di tutti i nulla osta necessari per l’avvio dei lavori. Un lavoro immane, ostaggio di un consiglio che sembra voler rimettere in discussione un iter progettuale e autorizzativo durato 7 anni e giunto alla conclusione, come si fosse ancora nella fase di presentazione di una idea e non già all’espletamento della gara di appalto.
Il forte rischio, purtroppo sempre più concreto, che la nostra città corre è di perdere circa un miliardo di euro di finanziamenti a fronte del nulla. Deve essere infatti chiarito definitivamente che in atto non esiste un’alternativa di trasporto pubblico che possa essere realizzata coi costi e tempi paragonabili all’ampliamento previsto per Palermo della rete tranviaria, non esiste un altro progetto pronto, autorizzato e con relativa copertura finanziaria.
Senza girarci attorno, se si rinuncia alla costruzione delle tranvie, si riparte da zero.
Va sottolineato inoltre la estrema scorrettezza ideologica che vuole una contrapposizione tra tram e MAL (Metropolitana Automatica Leggera): tale contrapposizione è sbagliata, perché si tratta piuttosto di due diverse modalità di trasporto che si integrano. Entrambe quindi vanno realizzate, anche questo va chiarito. È una forzatura immaginare un’opera a scapito dell’altra. Anche perché non può esservi paragone in termine di bacini di utenza serviti: al momento l’unico confronto possibile (forzato sul piano tecnico) andrebbe fatto con il solo tratto “Oreto - Notarbartolo” della MAL (l’unico a godere di una produzione documentale preliminare), pochi chilometri che da soli costano più delle decine di chilometri che porterà l’ampliamento del sistema tram progettato per Palermo. Di fatto, tutto il territorio urbano a nord di via Notarbartolo, quindi gli assi Libertà/villabianca-Roccaforte, via Croce rossa, via De Gasperi, viale Strasburgo, lo ZEN fino a Mondello e Sferracavallo, tutti quartieri popolosi serviti con l’ampliamento della rete tranviaria già finanziata, progettata ed approvata, verrebbero esclusi. Così come la zona universitaria o il waterfront dal Foro Italico fino a piazza Giachery.
Riteniamo inoltre scellerato il comportamento di chi, in Consiglio comunale, per impedire l’ampliamento della rete tranviaria mette a rischio anche altri finanziamenti e quindi altre opere.
Bloccare l’intero iter progettuale quando esso è ormai al termine, ovvero puntare a rendere monco il progetto stralciando la linea di via Libertà, significa gettare via anni di lavoro e ripartire da zero, sempre che si possa farlo. Una richiesta del genere denota, nella migliore delle ipotesi, una totale sconoscenza delle più basilari informazioni riguardanti le norme sugli appalti pubblici. Una ignoranza non accettabile che però rischia di creare un danno erariale, trasportistico, ecologico e, in ultima analisi, “storico” incalcolabile.
Proprio la linea in via Libertà, che raggiungerà piazza Giovanni Paolo II, insieme a quella lungo via Marchese di Villabianca e a quella lungo via Roma è - senza timori di essere smentiti - invece la più importante tratta, dato che costituirà la spina dorsale dei collegamenti con scuole, poli ospedalieri, uffici regionali e comunali, itinerari storico-monumentali, centri sportivi, nonché con i previsti parcheggi periferici e i punti di interscambio con stazioni ferroviarie, fermate del passante e dell’anello ferroviario e con le linee tranviarie già in esercizio. Questa linea di fatto connette il tessuto nevralgico di Palermo, quello finora mai interessato se non marginalmente da infrastrutture per il trasporto di massa su ferro.
Le associazioni Sicilia in Treno e Mobilita Palermo confidano che nel Consiglio comunale prevalga il senso di responsabilità nei confronti della cittadinanza, che attende dalla politica soluzioni e azioni concrete per la nostra città e non già l’affossamento di un iter arrivato alle battute finali e pronto per essere trasformato in realtà. Non è accettabile infatti che finanziamenti così ingenti per opere così importanti siano oggetto di basse speculazioni dettate esclusivamente dalla contrapposizione politica e non dal bene comune.