Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina da sempre ha rappresentato il simbolo della congiunzione materiale della Sicilia al Continente.
Il primo e sin ora unico ponte dello Stretto di Messina, seppure provvisorio, è stato realizzato, in base a quanto narra lo storico Strabone, per ordine del console romano Lucio Cecilio Metello nell’estate del 250 a.C., al fine di trasferire nel Continente 104 elefanti catturati dalle legioni romane ad Asdrubale nella battaglia di Palermo del 251 a.C..
Secondo Strabone, Lucio Cecilio Metello “radunate a Messina un gran numero di botti vuote le ha fatte disporre in linea sul mare legate a due a due in maniera che non potessero toccarsi o urtarsi. Sulle botti formò un passaggio di tavole coperte da terra e da altre materie e fissò parapetti di legno ai lati affinché gli elefanti non avessero a cascare in mare”.

Esempio di ponte su barche realizzato dall’esercito romano per l’attraversamento di un fiume (clicca qui)

La narrazione di Strabone evidenzia quanto la necessità di un’opera stabile di attraversamento dello Stretto di Messina sia stata da sempre avvertita con una certa intensità.
Secondo la leggenda, il ponte galleggiante realizzato dall’esercito romano resistette solo alcuni mesi, dopodiché il mare lo spazzò via.

Nel corso dei secoli molti personaggi famosi hanno espresso il desiderio di collegare la Sicilia alla penisola italiana.

  • Nel IX secolo d.C., in pieno medioevo, l’imperatore Carlo Magno, arrivato in Calabria, notando quanto le due sponde dello Stretto fossero vicine, decise di realizzare una sequenza di ponti galleggianti sul mare. Il suo tentativo, tuttavia, fallì e l’imperatore dovette desistere.
  • Sotto il dominio normanno di Ruggero d'Altavilla, fu il fratello Roberto il Guiscardo a tentare l'impresa. Egli ordinò nel 1060 che venisse costruita una compagine per unire lo Stretto, ma la sua morte, sopraggiunta nel 1085, non permise di portare a termine i lavori.
  • Nel 1140 il Re di Sicilia, Ruggero II, avviò delle esplorazioni nello Stretto per studiare le correnti e la fattibilità di realizzazione di un ponte tra le due rive. A seguito degli accertamenti degli esperti dell’epoca e di perlustrazioni effettuate da palombari, i lavori non ebbero mai inizio.
  • Nel 1840 fu Ferdinando di Borbone Re delle Due Sicilie a pensare alla realizzazione del ponte incaricando un gruppo di architetti e di ingegneri dell’epoca di fornirgli idee per la costruzione. Dopo averne constatata la fattibilità, preferì rinunciare per l’eccessivo costo dell’opera non ammortizzabile neanche per le floride casse del Regno 3.
  • Nel 1866 il Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia, Conte Stefano Jacini, incaricò l'ing. Alfredo Cottrau, costruttore di ponti e strade ferrate di fama internazionale nonché funzionario responsabile delle Ferrovie Italiane, di studiare un progetto per realizzare un collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. Sul Monitore delle Strade Ferrate (Torino, 3 maggio 1883) l’ing. Alfredo Cottrau scriveva: “…La prima di queste idee consisteva nel poggiare le pile metalliche relativamente leggierissime ed offrenti poco ostacolo alle correnti ed ai marosi – su grossi galleggianti in lamiera di acciaio, a forma di pesce piatto (come le tinche), ossia composte con due calotte sferiche riunite insieme; i galleggianti erano supposti sommersi e trattenuti a mezzo di forti ancore, a circa 10 o 12 metri sotto il livello medio del mare: essendo da tutti risaputo che a quelle profondità le più potenti burrasche diventano inerti ed insensibili.”
  • Nel 1870 l’ingegner A. Carlo Navone, allievo della Scuola d'Applicazione per gl'ingegneri laureati in Torino, presentò il “Progetto di Massima” relativo al “Passaggio sottomarino attraverso allo stretto di Messina per unire in comunicazione continua il sistema stradale ferroviario siciliano alla rete della penisola”.

Prossimamente pubblicheremo un articolo incentrato sul progetto dell'Ing. Navone.

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