Con questo confronto fotografico vogliamo aprire una serie di riflessioni sul potenziale inespresso della “nostra” ferrovia Castelvetrano-Selinunte. Un’immagine vale più di mille parole e siccome, mettendo il naso appena fuori dalla porta di casa (Italia), gli esempi certo non mancano, siamo certi, con tale artificio, di veicolare un messaggio forte e diretto: la ridotta sicula più conosciuta non è solo ruderi e resti di un passato glorioso. Va cioè svelato ai più il reale valore turistico e di sviluppo potenziale del territorio (quello culturale è già assodato per fortuna) che i mezzi e le infrastrutture superstiti dello scartamento ridotto siciliano, miracolosamente giunti fino a noi, hanno. Un “tesoro” che andrebbe accudito, restaurato e riportato a nuova vita, (all’estero si sarebbe fatto da tempo) e che invece giace non sfruttato.

Oggi vi proponiamo un'inconsueto sguardo sul potenziale turistico (non sviluppato) che hanno i carri accantonati a  Castelvetrano: un potenziale che è invece stato curiosamente sfruttato in passato, grazie ai “soliti” europei che, fin dagli anni ’70, giungevano in Sicilia per ammirare le nostre bellezze appositamente a bordo di quello che venne erroneamente considerato un mezzo obsoleto, una via di comunicazione inutile, un ramo secco. Un giudizio certamente scellerato, un errore macroscopico sottolineato, ove ve ne fosse bisogno, una volta di più dallo scatto di E. Paulatti (fonte internet) che riprende una sbuffante r302 (si, proprio lo stesso gruppo di macchine estintosi in Sicilia causa… fiamma ossidrica nel 2003 ed oggi esistente in due sole unità, conservate fuori dall’isola) alla testa di un “merci turistico” messo a disposizione di una comitiva di appassionati esteri e gremito di turisti venuti anche e soprattutto per poter viaggiare sullo scartamernto ridotto siculo. Come dicevamo, correva l’anno 1976 e la nostra linea, i nostri rotabili erano già oggetto di interesse, calamitavano turismo.

Da notare l’uso dei carri a sponde alte e chiusi e soprattutto il numero di persone assiepate dentro, felici e soddisfatte della scampagnata a bordo di questa simpatica e rustica composizione.

Una rarità? Una follia? Ebbene, la risposta è no.

Guardiamo infatti, oggi, cosa combinano ad esempio in casa RhB, sulla linea del Bernina (una ferrovia che, per inciso, è patrimonio dell’Umanità grazie al riconoscimento UNESCO…): in Svizzera, nonostante il freddo tagliente delle vette alpine, le vetture “Giardinetta” sono una regola, una norma. Il biglietto per salire sui carri aperti è addirittura maggiore rispetto al ticket per le vetture passeggeri, perché sulle Giardinette si può godere meglio il paesaggio e il viaggio sul “trenino” diventa una sorta di avventura. La foto centrale del collage testimonia meglio di tante parole la realtà di fatto.
E da noi? Cosa si è salvato in casa nostra? Mancano forse i mezzi di tal genere per espletare un simile servizio turistico? No di certo. I veicoli preservati dalla SS.BB.CC. di Trapani e accantonati a Castelvetrano sono numerosi (vi invitiamo ad andare nella sezione dedicata ai rotabili merci e leggere gli articoli che stiamo facendo uscire a poco a poco sulle varie tiopologie di carri). La foto in basso, nel collage proposto, purtroppo però ne testimonia il non certo entusiasmante stato attuale di conservazione e di (non) uso. Un parco storico - dicevamo - dalle potenzialità enormi giace non sfruttato (ma NON dimenticato) sul piazzale di Castelvetrano. In attesa forse di un rilancio, di un futuro? Noi speriamo e crediamo di si. E su questo stiamo lavorando da tempo.

Immaginate quanti turisti, armati di macchine fotografiche, vento nei capelli e sorriso stampato a trentadue denti, potrebbero stare su una bella teoria di carri a sponde alte, mentre una sbuffante vaporiera (la r301.027?) li porta dai templi di Selinunte fino al mare color smeraldo della Riserva del Belìce.
Meditate, gente, meditate...